Il Salento è terra di tradizioni che stentano a morire nel cuore dei fedeli: la ritualità diventa attrattiva turistica non con lo scopo di infittire il mercato commerciale, ma solo per portare lontano le tradizioni che da secoli distinguono questi luoghi incantati. Ed è così che ogni luogo commemora in modo diverso le stesse festività.
Girovagando nel Salento non ci si può esimere dalla visita di Gallipoli nei giorni della Settimana Santa per rivivere il percorso di penitenza interiore in attesa della Pasqua di resurrezione!
La lunga settimana di passione inizia già il Venerdì precedente la Domenica delle Palme, con la processione della Madonna Addolorata. Una forte commozione generale avvolge l’uscita della statua dalla chiesa: intorno a mezzogiorno, terminata la funzione, i membri della confraternita abbandonano la chiesa per disporsi ordinatamente per strada e dare inizio alla lunga processione. È alquanto suggestiva la visione di questi uomini nella caratteristica veste nera che recano in mano un cero e la lunga processione è costantemente accompagnata dal suono cupo e lamentoso della tromba e dei tamburi.
Il corteo si incammina verso la Cattedrale dove si svolgono i riti sacri con l’esecuzione dello Stabat Mater e della Frottola, la composizione musicale di un anonimo autore gallipolino. Terminata la funzione si lascia il borgo antico per dirigersi verso la parte nuova della città, sostando nelle varie parrocchie. La cerimonia termina con il rientro della statua nella chiesa d’origine, ma non prima di aver benedetto il mare dall’alto dei bastioni.
Questa non è che la prima di una lunga serie di cerimonie alquanto suggestive. Il Giovedì Santo, giorno in cui si commemorano i così detti “Sepolcri” vi è un’altra lunga processione delle confraternite che fa tappa in ogni parrocchia per adorare il giaciglio che ospiterà il Cristo morto, nella commemorazione dell’ultima cena.
Estremamente toccante è la cerimonia del Venerdì Santo: una lunga notte di penitenza attende i fedeli e curiosi che giungono appositamente anche da lontano.
Il venerdì pomeriggio, poco prima del tramonto, inizia la processione che evoca la passione e la morte di Cristo, meglio nota come la processione de “L’Urnia”. I confratelli sfilano nelle vie del borgo portando in processione le statue in cartapesta che evocano i misteri della passione di Gesù Cristo: non mancano i penitenti scalzi o quelli che si percuotono con la “disciplina”, un antico strumento di tortura; la sua particolarità sta nel transito all’interno della Basilica di Sant’Agata, dove i confratelli e le statue percorrono la navata centrale per giungere sull’altare dove il sacerdote attende la sfilata delle statue. Terminato il corteo davanti al sacerdote, la processione raggiunge la parte nuova della città e continua sino alle 2 del mattino, momento in cui le statue vengono radunate sui bastioni per la benedizione prima del rientro nelle rispettive parrocchie.
Quasi in contemporanea, intorno alle 3 del mattino, nella chiesa di S. Maria della Purità si prepara la processione dedicata a Gesù Morto e alla Madonna della Croce, anche conosciuta come Desolata: la statua del Cristo sfila adagiata su un’Urna d’oro zecchino, seguita dalla statua settecentesca della Desolata.
La processione termina con il suggestivo raduno sulla spianata della Purità, in attesa della benedizione.
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