Anche quest’anno, come avviene da 30 a questa parte, in un piccolo paese del grande Salento si potrà assistere ad uno spettacolo tanto insolito quanto interessante: “la festa de lu focu” di Zollino.
La festa nasce intorno agli anni ’70 per riprendere l’antica tradizione delle “focare”: grandi fuochi all’aperto che venivano organizzati in particole nel giorno di commemorazione di Sant’Antonio Abate. Originariamente, lo scopo principale della festa del fuoco di Zollino era proprio quello di anticipare l’evento della “focara” di San’Antonio dal 17 gennaio al 28 dicembre anche e soprattutto per consentire agli emigranti, tornati in patria per festeggiare in famiglia il Natale, di trascorrere un momento di rievocazione della tradizione della comunità salentina.
La festa di Zollino che va avanti da anni, riuscendo a sorprendere con edizioni sempre rinnovate, ma comunque fedeli alla tradizione popolare, rappresenta una sorta di “sfida” alla brutta stagione, raffigurata mediante un grande fuoco che illumina il cielo per tutta la notte sino all’inizio del giorno successivo.
La festa si svolge ogni 28 dicembre (talvolta viene rinviata per le condizioni meteo sfavorevoli all’accensione del fuoco), nel pieno dell’inverno e del freddo che, in questo mese, colpisce anche le zone più calde del magico Salento.
La Festa de lu Focu, che generalmente viene organizzato nella piazza del paese, rievoca antiche storie che talvolta si mescolano con la leggenda, risente dell’eco di racconti di magia e stregonerie, incontri organizzati dalle “macare” (streghe) salentine nell’ambito dei sabba e sfocia in un rito propiziatorio per allontanare i malefici e le negatività del buio della notte e del freddo rigido dell’inverno. Ogni anno l’evento viene organizzato nei pressi dell’antico menhir: secondo la leggenda nel sottosuolo di quel preciso punto è sepolto un potente capotribù con tutti i suoi tesori ed è per questo che il luogo acquisisce maggiore interesse e crea suspance nell’animo dei visitatori. Il tutto viene accompagnato da musiche antiche e balli suggestivi, scanditi dalle note dei tamburelli e dalle esibizioni di fachiri, giocolieri e vari artisti di strada.
Anche il palato viene riabituato ad assaporare antichi sapori attraverso la degustazione della tradizionale “sceblasti”, una puccia artigianale realizzata con farina di grano, sale, olio d’oliva, olive nere, zucchine, pomodori, capperi e tanto peperoncino che scalda il palato anche nella notte più fredda! Il tutto accompagnato da abbondante vino rosso.
Negli anni la manifestazione, pur conservando l’originaria organizzazione, è stata ampliata, dando maggior spazio all’espressione di arte e alla riproduzione dei mestieri: durante la festa l’ambiente viene arricchito con l’installazione di opere d’arte di vario genere che ruotano attorno al tema del fuoco, in tutte le sue manifestazioni.
La festa, dunque, tra modernità e tradizionali riti propiziatori, vuole essere un filo di continuità tra il passato e il presente, per far sì che quel calore generato dal fuoco non si spenga all’alba ma rimanga nei cuori di tutti coloro che a questa terra di duro lavoro, sudore e sacrificio quotidiano sono veramente legati!