Le Torri Colombaie rappresentano un’importante testimonianza della presenza dell’uomo sul territorio del Salento. Le Torri Colombaie furono infatti costruite dai proprietari terrieri come simbolo del loro potere e erano per loro motivo di vanto e orgoglio.
Le Torri Colombaie caratterizzano visivamente il paesaggio del Salento, distinguendolo dal territorio delle altre province pugliesi, poche tracce di Torri Colombaie si trovano a malapena nella provincia di Brindisi per poi scomparire del tutto man mano che si sale verso le zone di Taranto e Bari.
Non di rado, infatti, capita di vedere queste piccole torri bianche immerse nel verde degli ulivi secolari delle campagne che spiccano con le loro semplici ed elementari forme contadine.
Da sempre c’è poco interesse nei confronti delle Torri Colombaie a causa della loro precaria situazione strutturale e della scarsa informazione sul loro valore culturale. Questa incuria le rende da sempre soggette a demolizioni e ad adattamenti inconsueti da parte dei proprietari ignari del loro effettivo ruolo attivo nello studio antropologico del Salento.
Le Torri Colombaie quindi, sono entrate nel dimenticatoio comune dal momento in cui hanno perso la loro funzione originaria di struttura per l’allevamento dei colombi selvatici.
Esteticamente sono assimilabili alle Torri di Difesa per la loro forma cilindrica e priva di finestre sull’esterno.
In effetti le Torri Colombaie hanno rappresentato per secoli una ricca fonte economica nel campo della agricoltura del Salento e sono state da sempre considerate segno tangibile del potere personale ed economico dei grandi proprietari terrieri e dell’alto ceto nobiliare.
La maggior parte delle Torri Colombaie, infatti, era in grado di ospitare ben mille coppie di volatili in altrettante nicchie appositamente ricavate nello spessore delle sue mura interne. Da questi semplici dati si può ben immaginare quanto queste strutture fossero redditizie e quindi ben volute.
È difficile oggi comprendere l’importanza che aveva nell’economia locale l’allevamento di questa specie di uccelli in quanto nel corso degli anni sono cambiate le abitudini alimentari della popolazione del Salento. Un tempo la carne di colombo era un alimento molto apprezzato e ricercato nella dieta alimentare dei salentini in quanto ritenuto fonte di grandi proprietà nutrizionali. Veniva dato ai bambini, agli ammalati e agli anziani, ne facevano un largo consumo soprattutto le classi sociali medio alte, durante le grandi occasioni e le cerimonie ufficiali, tanto che gli venne dato il nome di “carne reale”.
Inoltre la Torre Colombaia era strutturata in modo da raccogliere anche gli escrementi prodotti dai colombi, sostanze utilizzate come fertilizzante naturale del terreno in quanto ricche di colombina, un ottimo concime a base di azoto di origine animale, utilizzato anche nella concia delle pelli. Alcune Torri Colombaie della zona di Leuca avevano predisposto un attento sistema di raccolta del letame che evitava di rovinare e sporcare le mura esterne della torre che dovevano sempre rimanere perfettamente imbiancate per attirare a se i colombi della zona.
Altra funzione importante avevano inoltre i colombi torraioli, utilizzati dai signori nella caccia con uccelli da rapina.
Oggi nel Salento rimangono solo 80 Torri Colombaie e stanno diminuendo con una velocità impressionante. Un tempo ogni masseria, ogni castello e ogni palazzo signorile aveva la sua torre colombaia. Tra le Torri Colombaie rimaste nel Salento possiamo ammirare la settecentesca torre colombaia del palazzo baronale di Spongano e ancora le torri di Melpignano, Trepuzzi, Caprarica del Capo.
Dalla lettura dei documenti risulta che le prime Torri Colombaie sorsero nel 1300 ma un loro decisivo sviluppo economico e sociale si ebbe solo con Federico II che amava praticare la caccia al falcone. Tra le più antiche Torri Colombaie ancora in piedi nel Salento troviamo la torre quattrocentesca presente a Carpignano Salentino, in località Cocorzo dove sorge anche l’importante Santuario della Madonna della Grotta, si narra che questa struttura colombaia sia riuscita nel periodo di massimo sviluppo della sua attività a radunare ben 10.000 volatili; scendendo giù nel basso Salento troviamo la torre colombaia del Parco di Ugento, risalente al XV secolo; mentre nella zona di Lecce rimangono solo i ruderi della torre colombaia di Acaya opera del costruttore salentino Alfonso dell’Acaya, padre dell’importante architetto Gian Giacomo dell’Acaya.
Nella zone centrale del Salento, è ancora in piedi la torre colombaia in zona Franite a Maglie, risalente al 1400.
La maggior parte delle Torri Colombaie del Salento fu costruita nel 1500, ovviamente sia causa che effetto del notevole sviluppo dell’agricoltura nel periodo e per la ripresa demografica che si registrò in queste terre in questo secolo.
A contribuire alla diffusione delle Torri Colombaie inoltre fu anche la stampa nel 1519 del trattato “De venatione et aucupio per accipitres” dove il duca di Nardò Bellissario Acqua elogiava la caccia come attività altamente prestigiosa e importante nella vita di corte. Come diretta conseguenza si iniziò a guardare con maggiore interesse alle Torri Colombaie e a curarne i special modo aspetto e intento. Grazie a questo cambiamento culturale nella vita nobiliare del Salento, dunque, sono giunte fino a noi le Torri Colombaie costruite dal XVI secolo in poi tra cui la torre circolare situata in località Celsorizzo ad Acquatica del Capo, risalente al 1550 che presenta sulla sua facciata l’epigrafe: “FABRICIUS GUARINUS COLUMBARIUM HAC FRUCRUS AUCUPANDIQUE CAUSSA CONSTRUXRR SIBI SUIS AMICISQUE – anno domini NIMDL” . La torre fu voluta dal nobile Fabrizio Guarini, autore di un trattato sulla falconeria, per suo diletto personale e per intrattenere i suoi ospiti.
A Caprarica del Capo, nel fondo Specchielle, vi è una torre colombaia del 1555 fatta erigere da Vincenzo Mellacca, ancora troviamo una torre colombaia del 1576 presso la masseria S. Aloia a Melpignano, una del 1577 nella Masseria Fano a Salve, e infine a Galatone, nella masseria Morice vi è una splendida torre colombaia del 1579.
La maggior parte delle Torri Colombaie quindi vennero costruite a partire da metà del ‘500 e per tutto i ‘600, e per questo anche se non databili con precisione possiamo con sicurezza far risalire a questo periodo la gran parte delle Torri Colombaie giunte fino a noi. Anche perché in seguito, durante il 1700 il fenomeno andò progressivamente riducendosi, solo nella zona di Nardò, dopo il tragico terremoto del 1743 che rase al suolo buona parte delle costruzioni civili e religiose, si continuò a erigere Torri Colombaie per soppiantare le vecchie costruzioni crollate. Il definitivo interrompersi della “moda” delle Torri Colombaie si ebbe nel 1799 in seguito ai moti rivoluzionari che cambiarono la cultura del Salento, infliggendo un duro colpo alle abitudini nobiliari che fino ad ora avevano padroneggiato.
Molti nobili comunque continuarono a difendere il loro potere in bilico riservandosi per se le Torri Colombaie come ultimo bene privilegiato, come il barone di S. Barbara che nel 1701, pur affittando i suoi possedimenti e i suoi palazzi, sempre si rifiutò di cedere a tersi la sua torre colombaia, rimanendone unico padrone assoluto. A estrema soluzione giunse invece il conte di Palmariggi che decise di demolire la propria torre colombaia piuttosto che vederla nelle mani di altri padroni.
Pur continuando a costruire Torri Colombaie fino a tutto l’Ottocento dunque, esse cambiano scopo e funzione, non più simbolo dello strapotere sociale del proprietario terriero, ma costruzione rurali facenti parte di una produzione economica.
Tra le più belle e significative Torri Colombaie di questo periodo la torre fatta costruire nel 1816 dal notaio Serapione Carretti, sulle macerie di una antica torre di avvistamento nella zona di Arnesano e la torre in località Cafari a Cutrofiano.
Le Torri Colombaie si possono dividere in due tipi principali, a seconda della loro forma.
Troviamo principalmente infatti Torri Colombaie a pianta quadrata e Torri Colombaie a pianta circolare, costruite seguendo lo schema delle più conosciute torri di avvistamento costiere di cui riprendono addirittura caditoie, feritoie e merli di coronamento.
Le Torri Colombaie a pianta circolare hanno in media un diametro di 25 metri e un’altezza di un decimo superiore alla circonferenza. Questo rapporto crea una struttura massiccia e tozza, in quanto manca lo slancio verso l’alto, sviluppando un volume in larghezza.
Le Torri Colombaie quadrangolari, pur mantenendo la stessa ampiezza, sono invece più basse e più rudimentali anche nei decori.
Queste descrizioni sono da ritenersi naturalmente solo una linea guida generale, in quanto vi sono presenti un gran numero di eccezioni alla regola come le due Torri Colombaie nei pressi della Masseria Brusca a Nardò.
Tra le diverse singolarità ricordiamo che molte torri a primo piano presentavano locali adibiti ad abitazione o deposito, come la torre colombaia della masseria Giudice Giorgio a Nardò, o altre costruite sopra ai trappetti.
A Otranto e Ugento inoltre troviamo due Torri Colombaie ipogee, di cui soprattutto la prima, facente parte della Masseria Pinta, è una tra le Torri Colombaie più suggestive del Salento che merita di essere visitata. Completamente scavata nella roccia questa torre è aperta in alto verso il cielo, con un’ampiezza di 27 metri presenta una singolare forma di croce latina con un corpo centrale e tre bracci sporgenti.
Le Torri Colombaie circolari si trovano soprattutto nella zona di Lecce, nelle vicinanze di Otranto e giù verso il Capo di Leuca. Nella zona neretina, Nardò, invece troviamo invece la maggior parte delle torri a pianta quadrata.
A Collepasso troviamo la torre colombaia della Masseria Lubello.
Anche se le Torri Colombaie prendono le sembianze dalle coeve torri di difesa, non poche sono le differenziazioni sostanziali tra le due diverse costruzioni. Nelle Torri Colombaie innanzitutto non vi sono porte o finestre a piano terre, esse sono completamente murate, fino ad un’altezza di 2-4 metri di altezza. L’accesso e dato da una scala a pioli che porta al primo piano. I marcapiano hanno in genere una notevole sporgenza dai 20 ai 30 cm indispensabile per impedire a rettili e roditori di intrufolarsi all’interno dell’edificio per mangiare le uova dei colombi. Anche i merli se pur realizzati con intento decorativo servivano per far posare i colombi al loro arrivo o alla loro partenza dalla torre.
Discorso diverso per il vano interno della torre colombaia che presenza una strutturazione unica e particolare. Tutto il perimetro interno veniva infatti rivestito da un paramento di pietra dello spessore di mezzo metro e oltre. Ogni blocco di roccia era alto circa 20 centimetri e largo 27, tra una pietra e l’altra veniva lasciato più o meno uno spazio largo quasi quanto il masso in modo da creare, nella sovrapposizione a scacchiera dei blocchi lungo tutto il muro, delle nicchie per le coppie di colombi.
Ogni nicchia veniva poi chiusa all’esterno da una lastra di pietra spessa dai 13 ai 15 centimetri in modo da creare un ambiente interno protetto.
Nelle torri circolari inoltre si notano all’esterno dei massi sporgenti dalla superficie di tutta la torre che avvolgono la costruzione creando un percorso a spirale dal basso fino alla sommità, queste pietre sono le sporgenze esterne delle scale interne che servivano agli allevatori a controllare l’allevamento nicchia per nicchia.
Inoltre come segno distintivo accanto alle Torri Colombaie vi erano quasi sempre delle vasche in pietra molto alte, 1,5-2 metri, che servivano per l’abbeveraggio dei volatili. Queste fonti erano costruite in modo tale che ci fosse sempre acqua pulita e si potesse sfruttare con appositi accorgimenti tutta la superficie della vasca per permettere l’approvvigionamento d’acqua al maggior numero di uccelli contemporaneamente.
Oggi in seguito all’abbandono delle masserie anche le Torri Colombaie si sono svuotate, non rimane che ricordarne il loro antico prestigio e iniziare un’opera di recupero e valorizzazione in qualità di patrimonio storico del Salento.